Cosa legge la “Sacra Famiglia” di Luca Signorelli?

“Sacra Famiglia”, Luca Signorelli, Elaborazione digitale di A.R.D.

Un’ opera davvero intrigante il Tondo raffigurante la Sacra Famiglia, del celebre maestro toscano, Luca Signorelli.

Questo dipinto fu realizzato, presumibilmente, intorno al 1488-’90 – quando l’artista aveva circa quarant’anni- per essere collocato nel Palazzo dei Capitani di Parte Guelfa, a Firenze, dove rimase fino al 1802, data in cui venne traslato agli Uffizi, sua attuale sede.

Palazzo dei Capitani di Parte Guelfa, a Firenze. Foto di A.R.D.

Il Palazzo dei Capitani di Parte Guelfa costituiva un simbolo fiorentino molto importante, infatti, per ben duecento anni, a partire dal secolo XII d.C. (non solo in Toscana, ma in giro per l’ Europa), due fazioni contrapposte, guelfa e ghibellina, si erano contese il potere, una a vantaggio del papato, l’altra dell’impero.
Edificato agli inizi del 1300, venne ampliato successivamente, prima da Filippo Brunelleschi, nella parte posteriore e in seguito, da Giorgio Vasari il quale inserì un soffitto ligneo a cassettoni per abbellire il salone, ricavando,inoltre, un presidio per gli “Ufficiali del Monte Comune“, distinguendolo, così, dal nucleo trecentesco lasciato come sede alla Parte, divenuta magistratura statale, a tutti gli effetti e con differenti competenze.

Il Vasari costruì anche un nuovo scalone – che in seguito subì trasformazioni – e una loggetta pensile, angolare, esteticamente molto piacevole, tuttora conservata.
Nulla ostava, dunque, all’ eccellente architetto, nell’ elogiare il bellissimo Tondo del Signorelli, posto ad arredo degli interni del palazzo, quando nel suo celebre testo intitolato “Le vite”, scrisse:
“Dipinse ancora un tondo di N. Donna, che è nella Udienza de’ Capitani [del Palagio] di Parte Guelfa, bellissima”.

L’opera realizzata ad olio, su una tavola rotonda di circa 124 centimetri di diametro, presenta una scena sacra atipica, poiché le figure sono immortalate in un contesto gustosamente familiare, in atteggiamento di intima unione e partecipazione alla lettura di un libro da parte di Maria, mentre un secondo testo è posato, con le pagine aperte, ai suoi piedi, come per comunicare il valore di entrambi gli scritti, richiamando su di essi l’ attenzione di chi osserva la scena pittorica.
Mentre S. Giuseppe sta inchinato con devozione a Dio incarnato, Maria è serenamente attenta alla lettura; il piccolo Gesù, autorevole e benedicente, è ritratto di profilo mentre fissa lo sguardo verso una direzione ‘altra’ e ‘oltre’: egli non si rivolge ai due mistici genitori, ma è attento a qualcosa (o a qualcuno) che non è, però, percepibile all’ occhio di chi guarda la campitura scenica la quale, invece, ha come sfondo un paesaggio rinascimentale, con un castello e viandanti appena visibili, in lontananza.

La mano destra del Bambinello, aperta in segno di benedizione proprio sopra al libro sfogliato dalla Madonna, è un messaggio divino che richiama alla sacralità del testo stesso.

E allora viene spontaneo domandarsi quale messaggio contengano i due libri consultati dalla Sacra Famiglia, dal momento che il dipinto, in sé, non lo rivela.

Tentiamo, dunque, un’ ipotesi interpretativa.

Partiamo dal fatto che il Tondo fu realizzato per essere inserito in un contesto preciso, quello di un ordine cavalleresco di fondazione pontificia (l’ Ordo Partis Guelfae) sorto con papa Clemente IV, nel 1266 e soppresso soltanto nel 1769, da Pietro Leopoldo di Toscana (ricostituito, però, curiosamente, proprio nel nuovo millennio, ossia il 25 Marzo 2015, data della festa dell’Annunciazione, in virtù dell’antico possesso di stato giuridico a Firenze, inteso come la maggiore magistratura della Repubblica Fiorentina, con la benedizione del Cardinal Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e con il consenso del Sindaco Nardella).

Un contesto prestigioso e ponderante, dunque, in cui si ritiene che venisse conferito un grande valore alla simbologia mistica legata al cattolicesimo e ciò, di per sé, aiuta a spiegare, intanto, la presenza nel Palazzo dei Capitani di Parte Guelfa, di un soggetto sacro come quello del Signorelli.

Il tondo, poi, era un formato utilizzato per temi religiosi e destinato all’ arredo di dimore signorili o per le magistrature cittadine e quello di Luca da Cortona (o Signorelli, qual si voglia denominarlo) fu proprio uno dei primi dipinti realizzati con questa, specifica, geometria tanto da divenire, in seguito, un vero e proprio modello nientemeno che per il celebre Tondo Doni di Michelangelo come pure per artisti quali Raffaello o altri noti maestri di quella generazione.

Tondo Doni. M.Buonarroti
Elaborazione .digitale di A.R.D.

Le sagome delle figure di Giuseppe e Maria seguono completamente l’andamento ricurvo del supporto ottenendo, così, un effetto ottico di rilievo, quasi a voler fuoriuscire dal dipinto, creando una sensazione volumetrica e monumentale piuttosto impattante, ben lontana, ormai, dalla compostezza con cui il maestro toscano permeava le sue opere giovanili, anzi qui si rivelano anticipatrici di soluzioni tecniche successive, tendendo presente che l’artista, non molti anni prima, aveva collaborato con Bartolomeo della Gatta, importante pittore e miniatore camaldolese, all’affresco del “Testamento e morte di Mosè, nel ciclo sulle pareti della Cappella Sistina (1480-1482).

“Testamento e morte di Mosè”, 1482, affresco, Cappella Sistina, Città del Vaticano.Foto da: “Roma,” ATI, Illustrazione delle regioni italiane,Vol.10, Milano, 1942, Anno XX°, Supplemento alla Rivista mensile “Le vie d’ Italia”, Tav.106.

Nel Tondo della Sacra Famiglia i colori sono forti e vivaci (da notare anche la particolarità della stola variopinta che contorna il collo di San Giuseppe), ma l’incarnato dei personaggi è perlaceo come per conferire un senso di distacco divino nei confronti della materia tangibile e mondana.
Anche le tinte delle vesti di Maria si legano alle simbologie cristiane.

La posa della Madonna però, è inconsueta: le gambe quasi distese, comodamente aggraziate, la base del lungo e vermiglio mantello, leggermente risvoltata, lascia intravedere il verde dell’interno/ stoffa scoprendo semplici ma eleganti calzari tardo medievali.
Tutto il cotesto, insomma, è di totale ed avvolgente armonia.

Ma resta l’enigmatica domanda riguardo ai due testi presenti nella scena e non certo trascurabili, data l’attenzione che Maria sta dedicando ad uno di essi in particolare, lasciando quasi intendere allo spettatore che il libro aperto sotto i suoi piedi, sia stato consultato, sì, ma non ancora chiuso, come in una sorta di continuità tra le due letture.
Talune interpretazioni spiegano la presenza del libro ai piedi della Vergine, come un espediente tecnico, ossia per riempire lo spazio vuoto sottostante e corrispondente alla curvatura circolare del supporto dipinto.

Esaminando l’impianto scenico, però, risulta più esauriente un’ altra interpretazione che proviamo ad azzardare: il tondo della Sacra Famiglia nacque per un contesto cavalleresco/religioso/legislativo, visto il luogo particolare in cui venne collocato.

Tutto fa pensare, dunque, al valore sacro non solo del soggetto raffigurato ma del significato religioso intrinseco e trasmesso dall’ insieme scenico.

La Sacra Famiglia nella propria mistica santità, lancia un messaggio di obbedienza ai valori del Dio incarnato nel Figlio appena venuto al mondo e Salvatore dell’umanità, attraverso il Verbo che si esprime nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
L’ Antica Scrittura, infatti, si trova ai piedi della Madonna, superata, ormai, dall’ avvento del Messia che è lì presente, in carne ed ossa, mentre benedice con la piccola mano il Nuovo Testamento, la Buona Novella che oltrepassa, ora, il modello precedente; intanto Gesù infante, guarda oltre, verso il Padre, non quello terreno ma quello celeste che lo ha inviato nel mondo per compiere la missione salvifica.

“Annunciazione ai pastori”. Evangelario.Pergamena Monaco. Museo Civico bavarese.Foto da: Il libro d’arte.Origini dell’arte occidentale,Vol.I, G.I. NewYork- Milan, 1969, pag.2019

Ciò spiegherebbe l’atteggiamento regalmente distaccato, ma familiare, del piccolo Messia, dolce e autorevole nel medesimo istante, che suscita l’adorazione del padre umano e putativo.
Maria, invece, serena, sèguita a consultare la nuova legge che il Santo Figlio avrà il compito di insegnare al mondo.

 

In conclusione, qualunque sia l’interpretazione che si voglia attribuire a questa bellissima opera d’arte, non finiremo mai di ammirarla in tutta la propria delicata bellezza; tutti noi, oggi, nel ventunesimo secolo, possiamo ancora avere il privilegio di visitarla in un contesto altrettanto straordinario quale è il complesso degli Uffizi, a Firenze, gioiello unico della storia dell’ arte italiana nel mondo.

Fonti di studio:
-“ Luca Signorelli”, di Pietro Scarpellini, Barbera editore,1964
-“ Luca Signorelli”, di Antonio Paolucci, Edito da Scala Group, 1990
– “Luca Signorelli e Roma.Oblio e riscoperte, di Presicce – Papi. Cat. mostra, De luca editori, Roma, 2019

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Anna Rita Delucca
Anna Rita Delucca
Curatrice mostre Storica dell’arte Scrittrice Articolista Promotrice arte. Nel 2012 ha fondato l’associazione arte e cultura La Corte di Felsina nella città di Bologna

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